“…E poi basta con i contributi a pioggia, che non sono neppure oggettivi, ma avanti con interventi da parte della Regione solo per i grandi restauri e la ricerca di nuovi strumenti finanziari…”. Con queste battute il governatore della Regione Piemonte, Roberto Cota, ha presentato nei giorni scorsi la “card” della cultura, uno strumento per ora circoscritto ai soli dipendenti regionali e poi si vedrà. Ma, soprattutto, con queste battute ha di fatto sbattuto la porta in faccia a tutte quelle associazioni senza fini di lucro che da decenni sono la vera linfa creativa che alimenta il dinamismo culturale di ogni comunità. Che i contributi a pioggia non siano oggettivi lo sapevamo e ce ne siamo accorti ancor di più allorquando è esploso lo scandalo “Grinzane Cavour”, per il quale ora rischiano di pagare il conto tutte quelle realtà oneste ed attive che da decenni operano in Piemonte e danno lustro al territorio piemontese in tutt’Italia. Ma i soldi, tanti, tantissimi soldi, al “Grinzane Cavour” li ha dati proprio quella Regione che ora tuona contro i contributi a pioggia. Avremmo preferito, una volta tanto, sentire dire che non si daranno più contributi a pioggia, ma ci si avvarrà di criteri di qualità e merito. Quelli che non sono mai stati applicati e che sono all’origine di progressivi affanni. Del resto “la discriminante principale sono i numeri” ha dichiaratio recentemente Virginia Tiraboschi, direttore dell’assessorato regionale alla Cultura ad un allibito collega che ha commentato “…non ho capito subito, e lei paziente mi ha spiegato che si devono privilegiare le iniziative che richiamano più pubblico. Ho obiettato che, con quel criterio, Franco e Ciccio avrebbero fatto aggio su Buñuel. Lei mi ha guardato con la faccia un po’ stupita, non so se per la parola «aggio», o per il concetto in sé e per sé….”. Da qui alle dichiarazioni di Cota il passo è breve.