COSÍ EBBE INIZIO QUESTA STORIA

Quando nel novembre del 1978 decisi di dare vita all’Associazione Artistica AnniVerdi avevo ben chiaro in mente ciò che volevo. Ma soprattutto ciò che non volevo. Non volevo dare vita ad una di quelle noiosissime associazioni culturali, covo di soggetti sempre in bilico tra trombonismo e peccati di gola. Non ero in nessun modo attratto dai circoli snob e dai cosiddetti club di servizio, dove la cravatta è d’obbligo e l’ipocrisia anche. Io venivo dalla musica, avevo frequentato per un anno a Milano il mondo delle case discografiche, avevo superato un esame alla Siae che mi conferiva il titolo di “paroliere” o autore della parte letteraria delle canzoni. E, ancora prima, avevo iniziato a cantare giovanissimo, avevo fatto serate con la mia band. Nulla mi conduceva ed ancor meno di legava a quel mondo paludato delle associazioni culturali. E non a caso AnniVerdi volli sin da subito che fosse un’associazione artistica. Si, artistica, per dare modo attraverso quel marchio di dare spazio ad espressioni diverse come la pittura, il teatro, la letteratura, la musica, insomma, le arti. Dissi a me stesso che quello di AnniVerdi sarebbe stato il logo della mia vita, di ciò che avrei fatto da quel momento in poi. Ed oggi, penso di poter dire di avere tenuto fede sia a quella che volevo fosse la cifra di AnniVerdi, sia all’intento di realizzare con quel marchio molte delle iniziative che hanno scandito la mia esistenza. Eppure, c’è ancora chi non ha ben capito che cosa volesse essere e che cosa è  tuttora l’Associazione Artistica AnniVerdi. Semplicemente perchè è un qualcosa che non somiglia a nulla di già esistente. Non ho mai nascosto che, proprio perchè venivo dalla musica e dal mondo delle canzoni, i princìpi ispiratori di AnniVerdi sono stati quelli del Clan Celentano. Lo avessi detto apertamente all’atto della fondazione fa mi avrebbero guardato come uno scarafaggio, in quel mondo falso e talvolta disonesto della cultura d’élite, ove il pretesto culturale è spesso la copertura di affari e malaffari. Oggi lo posso dire a testa alta, perchè AnniVerdi è divenuta una realtà che talvolta riesce a sorprendere anche me stesso, per quanto è stato fatto, per come è stato fatto e per quanto sto immaginando di fare. Ma cosa c’entra in tutto questo il Clan Celentano? C’entra per lo spirito che animava quel gruppo e che io avrei voluto fosse lo stesso spirito del mio gruppo. Ragazze e ragazzi interessati alle più svariate espressioni artistiche ed animati dal desiderio di stare insieme, di ragionare su progetti e prospettive, ma anche di giocare, divertirsi, condividere azioni e spazi sempre con il marchio di AnniVerdi quale riferimento e segno distintivo. E non importa se tra loro vi sono state o vi sono figure eccelse, ma anche personaggi meno dotati. AnniVerdi è una “casa” con abitanti che non possono né devono essere tutti uguali. Proprio per far comprendere questo spirito e prendere le distanze dal trombonismo istituzionale, la prima iniziativa posta in essere da AnniVerdi fu una mostra affidata a due giovanissimi pittori: Roberto Curoso e Marinella Freguglia. Il primo è tutt’oggi un pittore che nel frattempo si è costruito un percorso artistico che lo vede apprezzato in Italia ed all’estero; della seconda si persero rapidamente le tracce, probabilmente nel momento in cui decise di fare la moglie e la mamma, privilegiando l’anonimato. Saranno diversi altri quelli di AnniVerdi che si perderanno lungo il cammino, com’è normale ed ovvio che sia in una realtà che vive e si sviluppa in modo costante in un arco di tempo che abbraccia decenni. E tra loro ci sarà anche chi lascerà prematuramente il cammino terreno, lasciando nell’ambito dell’Associazione l’impronta del proprio passaggio.